Forse sono grande per scrivere una letterina a Babbo Natale. Non riesco a ricordare quando ho scritto l’ultima ma qualche giorno fa mi è stata ricordata una letterina che avevo scritto da piccola.
A San Gimignano la letterina si imbucava al negozio di giocattoli e il negoziante, la scorsa settimana, ha fermato babbo per strada mentre era al telefono con me per raccontarmi che conserva sempre una letterina che avevo scritto da piccola.
Quando ero una bambina c’era un gran fermento in casa per la preparazione del Natale: con nonna iniziavamo la produzione di tortellini a mano un paio di giorni prima sotto gli occhi vigili di nonno che assaggiava il ripieno.
La notte della vigilia per i miei era sempre un problema posizionare i regali in salotto fingendo che fosse passato Babbo Natale perché già dormivo poco di mio e con l’emozione del Natale ancora meno.
Tutto questo fino al 25 dicembre 1994. Avevo sette anni. Mi ricordo che quando chiedevo a nonno di assaggiare il mio ripieno mi sorrideva e mi diceva di no, che non gli andava.
Non ci facevo troppo caso: avevo sette anni. Babbo Natale mi portò più regali del solito, anche giocattoli che non avevo chiesto. Probabilmente ero stata particolarmente brava e buona, pensai.
Ma c’era un motivo: era l’ultima volta che vedevo nonno in piedi. Non mi rendevo conto di niente, me lo fecero vedere per l’ultima volta qualche mese dopo, da lontano, nella camera da letto che mi diceva di fare la bambina brava. Continuavo a non capire ma poi a giugno fu tutto chiaro. Non mi fece nemmeno partecipare al suo funerale, probabilmente lui aveva chiesto così ma ad oggi nessuno mi ha mai voluto parlare nel dettaglio di quei giorni. Gli mandai un mazzolino di rose bianche da mettere all’interno della tomba.
Nonno era così: non voleva farmi stare male, mai.
Perciò sì, sono trent’anni che odio il Natale con tutta me stessa perché quello che ho ricevuto quel 25 dicembre 1994 non era un dono ma una perdita enorme. Quando ho riprovato gli anni dopo a fare i tortellini con nonna c’era sempre qualcosa che andava storto: o non tiravo la sfoglia a sufficienza, o il ripieno aveva poco sapore o rigonfiavano nel brodo. Eppure in altri momenti dell’anno venivano e vengono perfetti.
Ma io volevo scrivere davvero una letterina a Babbo Natale, vediamo se sono sempre in grado:
“Caro Babbo Natale,
quest’anno sono stata abbastanza brava: ho solo lasciato un lavoro stabile per tornare a fare ricerca e avere tempo a sufficienza per scrivere e diventare una giornalista.
Ormai sono grande per balocchi ma c’è una cosa che mi piacerebbe tanto ricevere.
È una cosa che non costa niente ma che mi aiuterebbe a passare la giornata di domani un pochino più tranquilla: vorrei tanto sognare i miei nonni stanotte e abbracciarli.
È tutto quello che chiedo.
Erika - che cerca sempre, a modo suo, di fare la bambina brava”.
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